1551 18 Luglio Due bifolii cartacei con capolettera miniato da Virle Piemontese

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1551, luglio 18. Virle Piemontese (TO) nel testo: ” ~Actur / Virlis Thauriensis diocesis…” (5°-6° c.1r). Documento formato da due bifolii cartacei che costituiscono un binione, in fascicolo completo, con tre recti e due versi di carte contigue occupate da specchio scrittorio.
REGESTO
“In sala castri…”, alla presenza dei testimoni Jacobino Sracevi e Tommaso Pagani ” de eodem loco Virlarim”, il notaio pubblico, con “regia auctoritate”, Giovanni Ranieri “de Bubiana Vallis Lucerne, Thaurinensis diocesis”, redige e roga un instrumentum , cioé un documento pubblico che rende note le volontà testamentarie del nobile Fermino de Romagnano, Signore di Virle, che aveva designato come suo successore il nobile Camillo “ex marchinibus Romagnanj et burgensis Vigoni” e il di lui figlio, il nobile Pompeo. Il testamento era stato redatto dal notaio Bernardino Verardi “de Cercenasco” e depositato a Torino, città da cui è impossibile fare pervenire il documento testamentario originale, atto che però è stato visionato dal notaio redattore Giovanni, alla presenza di Antonio Pontini “de Gaxis”, per conto del Podestà di Virle, Guglielmo Rubei e del nobile Geronimo “ex marchionibus de Romagnano”, temporaneo Signore di Virle, dopo la morte di Fermino, Si rende ora noto ad Alessandro, marchese di Romagnano e del borgo di Vigone, tutore insieme al padre Camillo del suo “pupillo” il giovane Pompeo, che proprio questo nobile ragazzo sarà il nuovo e legittimo feudatario di Virle, oltre che il proprietario di tutti i beni del nobile Fermino, tra cui la “tertia partis locorum /quinquaginta, Jn contrata Sàncti Georgij, civitatis Taurio (5°-7° c.2r)”.
NOTE PALEOGRAFICHE E DIPLOMATICHE
Il documento è redatto in un’elegante corsiva di periodo umanista e che molto appare ancora influenzata dal modello culturale medioevale della minuscola cancelleresca, qui dal ductus posato e molto omogeneo nel modulo e nel tratteggio tondenggiante, con i tipici raddoppiamenti delle aste verticali e gli svolazzi ” a proboscide”, con un risultato grafico di tipico ambito transalpino. Ancora più curate graficamente sono le prime linee di scrittura, in modulo più grande e ductus più posato, con una grande lettera iniziale I realizzata con elementi grafici fitomorfi, con incroci di racemi, spirali di fogliame e ghiande agli estremi; sempre elementi vegetali ornano le lettere della prima linea della invocatio verbalis, (“In nomine / domini amen. Anno eiusdeum dominum /…”) mentre la seconda, ed ultima, non utilizza alcun elemento di ornamentazione, ma sceglie solamente un modulo più grande ed un tratteggio ‘gotigheggiante” . ll documento non reca firme autografe, ma l’ufficialità e autenticità del documento sono dati dalla sottoscrizione notarile, preceduta dal segno personale del notaio, con il suo monogramma, “J.R.”:”…cum appositione mey soliti signi tabellionatus / in fidem premissorum….”(21°-22° c.3r).
Dott.ssa Loretta Piccinini (cz3)
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