1618 6 Luglio ricostruzione titoli d’investitura

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1618, luglio 6. Bologna.
Documento pergamenaceo: ricostruzione dei titoli di investitura di indipendenza giuridica della Rocca Cometa dal distretto Modenese.
REGESTO
Il notaio Panegiro Vitali redige un atto di ricostruzione giuridica di tutti gli atti che sanciscono l’indipendenza della Rocca Corneta, unitamente all’indicazione dei vari capitani, podestà e notai procuratori che nella Rocca si sono succeduti. Viene ricopiato nella sua interezza solo il primo documento, datato 15 Novembre 1462, con cui, nel suo palazzo, “solite residente”, il Cardinale di Rieti, il_Vicario Generale e Legato pontificio a Bologna e con giurisdizione sulla città ma anche su “Districta, Exarcatus, Ravenatensis, ac Provincia Romandiole…”, -rinnova la concessione già esistente dal 1404, operata da Baldassarre Corsa, cardinale di Sant’Eustachio di Bologna e legato pontificio, che accoglieva la petizione dei “Massarijs, Communibus et Hominibus Sassimolaris, Rocche Cornette, Ville Angliani et Castelli Angliani, Diocesis Mutinensis et Districtus
Bononis”, dando loro autonomia fiscale dalla città di Bologna, capoluogo del distretto Datijs et Gabellis ac gravaminibus et oneribus Civitatis et Comitatus Bononia vobis separatim concessam…”). Si ribadisce poi che per Rocca Corneta tale autonomia rimane inaltera anche con i cambiamenti operati dagli statuti della città di Bologna del 1560 (“Quod decretum et omnia in eo conventa precesserunt devoluntate Reformatum Status libertatis civitis Bononiensia…”). Quindi segue un lungo elenco, di ben 38 documenti, di cui si riporta la precisa datazione, con indicazione o del Capitano, del Podestà, ma più frequentemente del notaio procuratore, che in quel preciso momentoaveva certificato un atto riconducibile allo status di autonomia della Rocca, che viene quindi testimoniata dal 1466 sino al 1583, anno dell’ultimo documento indicato, in particolare un atto del 13 luglio, allacui stesura era presente il capitano e notaio Lavinio de Aldovrandi di Benevento.
NOTE PALEOGRAFICHE E DIPLOMATICHE
Il .documento è redatto in bastarda italica, tipica scrittura cancelleresca del secolo XVII; il notaio Vitali, nel ricopiare il primo documento, di epoca medievale, cerca tuttavia di riprodurre lo stile grafico della prima linea di scrittura, sicuramente solenne e in un modulo particolarmente grande, essendo il modello quello delle Bolle pontificie. Infatti il ductus è molto posato e ricorda la scrittura umanistica della “littera antiqua”, particolarmente elegante, anche per gli ornati calligrafici delle lettere maiuscole. Curata e precisa è Pimpaginazione, di cui ancora è ben visibile lo specchio rigato, tracciato ad inchiostro. Sul verso si leggono note archivistiche coeve alla stesura del documento 0 di poco successive al secolo XVII.
Dott. ssa Loretta Piccinini (mz3)
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